Nei giorni 4, 5 e 6 maggio ho partecipato alla formazione organizzata da D.i.Re presso la Casa di Accoglienza delle Donne Maltrattate di Milano. Il programma prevedeva due momenti di discussione in plenaria concentrate nella giornata di venerdì e nel pomeriggio della domenica, come apertura e chiusura dei percorsi formativi. Nella giornata di sabato e nella mattinata di domenica eravamo divisi in tre workshop, incentrati ognuno su una determinata tematica: “Metodologia di accoglienza con donne sopravvissute a violenza sessuale”, “Metodologia di accoglienza a donne migranti”, “Metodologia di accoglienza nelle case rifugio con focus madri e minori”.
Io ho partecipato al workshop sull’accoglienza delle donne vittime di violenza nelle case rifugio con figli e figlie.
Le relatrice Cinzia Sintini, psicoterapeuta, consulente, formatrice e supervisora per l’Associazione Linea Rosa Onlus e l’Associazione Demetra Donne in aiuto, ha saputo affrontare una tematica tanto complessa in modo chiaro e lineare.
Si è focalizzata in particolare sulla violenza assistita, ovvero l’esperienza che il bambino vive di violenze sulle sue figure di riferimento o sulle figure affettivamente significative per lui. L’esposizione al trauma, evento stressante e non controllabile per il bambino, attiva sentimenti negativi che portano ad un’emergenza psicologica che si manifesta in terrore e angoscia e, come viene delineato nel DSM V, l’esperienza che genera un trauma può essere diretta in quanto vista in prima persona, indiretta in quanto sentita perché nella stanza accanto o percepita dal bambino nell’osservare gli stati d’animo della madre.
Sono state evidenziate, però, anche altre emozioni quali il senso di colpa per il non riuscire ad aiutare la madre, la vergogna per ciò che è costretto a vivere in casa e il senso di impotenza per non riuscire a capire le motivazioni della realtà che sta vivendo.
Si è esplicitata l’esigenza e l’importanza di accompagnare in modo delicato la donna verso la consapevolezza che il malessere viene vissuto anche dal bambino e spiegarle quanto sia importante ristabilire le condizioni di sicurezza sia per lei che per il figlio, il quale ha necessariamente bisogno di tranquillità.
Ho trovato questa formazione di grande utilità, un momento di scambio di idee e di riflessioni, un’occasione di crescita grazie al confronto con le operatrici di altri Centri Antiviolenza e di altre Case Rifugio.
Condividere tutte le stesse modalità di lavoro ed essere tutte coinvolte in egual modo su una tematica così importante è stato davvero arricchente.
Elisa Porzio
operatrice me.dea