No al linguaggio sessista: me.dea in Consiglio Comunale a Casale Monferrato

16 Maggio 2018/Comunicati stampa

Il Consiglio Comunale di Casale Monferrato nella giornata di martedì 15 maggio ha organizzato una seduta aperta, dedicata al tema del linguaggio sessista.
L’Aps me.dea era presente, insieme all’associazione casalese L’Albero di Valentina, e ha portato una sua riflessione sull’argomento.

Di seguito il discorso della presidente Sarah Sclauzero.

Cosa vuol dire sessismo?
Noi operatrici dei Centri Antiviolenza non ci stanchiamo mai di dire che la violenza di genere è un fatto culturale. Ci portiamo dietro un sistema discriminatorio e di disparità tra i generi, che resiste al tempo, alle leggi e a tanti passi in avanti fatti dagli anni del femminismo a oggi. Attribuire ruoli, attitudini e competenze all’uno e all’altro genere viene ancora naturale. Così come resiste, culturalmente, l’idea che la donna, in quanto tale, sia inferiore all’uomo e per questo si possa discriminare in ambito sociopolitico, culturale, professionale, o semplicemente interpersonale.
Ecco perché ha ancora senso oggi riflettere sul sessismo e sulla sua diretta conseguenze: la violenza di genere.

Il linguaggio sessista
Oggi il sessismo trasuda da certi tipi di linguaggi, che rendono le donne oggetto di vere e proprie campagne denigratorie, per le scelte che hanno o non hanno fatto, per il coraggio che hanno dimostrato nel denunciare soprusi e ingiustizie (esemplare il recente caso Weinstein che ha coinvolto decine di attrici in tutto il mondo). Altre volte, il sessismo, si cela in atteggiamenti più sottili e meno eclatanti, come lo scherno o la svalutazione, che interessano le donne comuni, spesso nei luoghi di lavoro.

In presenza di figure pubbliche, poi, il linguaggio sessista diventa vero e proprio odio. Il Rapporto Ombra della CEDAW (Convenzione sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione della donna) rivela che le donne in politica prese maggiormente di mira dal linguaggio sessista sono state negli ultimi 5 anni: Laura Boldrini, Maria Elena Boschi, Giorgia Meloni e Virginia Raggi. In Italia il 63% dei tweet d’odio rilevati sono destinati a donne, in parità con gli omosessuali*.

Sempre in tema di donne e politica il Comune di Siena nel 2016 ha elaborato la Guida operativa per l’uso di un linguaggio amministrativo non sessista negli atti e nei documenti del Comune. Si tratta di un vero e proprio manuale con esempi pratici, consigli grammaticali e principi di pari opportunità, finalizzati a scongiurare un linguaggio sessista e discriminatorio negli atti comunali.

Il sessismo nel racconto della violenza
La violenza sulle donne, che abbiamo detto essere diretta conseguenza del sessismo, non è purtroppo scevra da aspetti critici in fatto di linguaggio. Il modo in cui i media raccontano fatti di cronaca e femminicidi, spesso, alimenta un senso comune di condanna nei confronti della donna. Negli articoli spesso i fatti vengono banalizzati, le storie più terribili minimizzate, gli esiti processuali descritti con scarsa attenzione per la vittima. Con il rischio di alimentare stereotipi e pregiudizi.

Le motivazioni che i media forniscono per spiegare gesti violenti nei confronti di vittime di sesso femminile suonano spesso come giustificazioni: “L’amavo troppo ma voleva andarsene”, “Non voleva fare sesso”, “Ero pazzo di gelosia”.     Capita poi, di leggere sovente la parola RAPTUS attribuita a questi gesti (“Uccisa da un raptus”) quasi a escludere la responsabilità di chi ha compiuto quel fatto.

Anche le immagini scelte per accompagnare questi articoli sono spesso tremendamente stereotipate. Le donne sono quasi sempre giovani e belle, vengono raffigurate con calze smagliate, occhi neri o in un angolo con una mano che le sta per colpire. Le donne vengono condannate al loro ruolo di vittime, anche quando siamo in presenza di storie di riscatto. L’uomo che agisce violenza, invece, è completamente estromesso da qualsiasi tipo di raffigurazione, quasi a voler negare questa parte di male.

Lo scorso novembre (2017) la Federazione Nazionale della Stampa insieme alle principali sigle sindacali e alle associazioni giornalistiche italiane ha siglato il Manifesto di Venezia, contro ogni forma di violenza e discriminazione attraverso parole e immagini. Il decalogo impegna i giornalisti firmatari ad adottare un comportamento professionale consapevole per evitare stereotipi di genere e assicurare massima attenzione alla terminologia, ai contenuti e alle immagini divulgate nei casi di violenza contro le donne.

Conclusioni
La lotta al sessismo è qualcosa che serve anche agli uomini. Questa battaglia andrebbe combattuta insieme, perché coloro che l’hanno avviata – le donne – non vogliono e non possono essere etichettate come “odiatrici di uomini”. La lotta è contro un sistema che ha irrigidito i ruoli e ingabbiato tanto le donne, quanto gli uomini.

 

*”Le parole giuste. Come la comunicazione può contrastare la violenza maschile contro le donne” –  presentARTsì  – Luca Martini – Nadia Somma

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