“Le parole contro la violenza”, un confronto aperto e partecipato

30 Novembre 2022/News

Venerdì 18 novembre giornalisti e avvocati si sono confrontati sulle parole violenti e sui mezzi per fermarle, durante l’incontro promosso da me.dea per ribadire l’importanza di veicolare messaggi corretti, non stereotipati o peggio ancora discriminatori, quando si parla di violenza, come sottolineato in apertura dalla Presidente Sarah Sclauzero. La serata è stata promossa insieme all’Ordine dei Giornalisti Piemonte, alla Federazione Nazionale della Stampa Italiana e a Gi.U.Li.A Giornaliste e presentata dalla giornalista de Il Piccolo e Presidente della Consulta Pari Opportunità della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, Mimma Caligaris. Il dibattito si è sviluppato attorno al libro “#Staizittagiornalista!”, scritto da Paola Rizzi e Silvia Garambois, in cui sono descritte le storie di alcune giornaliste italiane, vittime di attacchi di genere, da parte di haters, come Antonella Napoli, collegata dall’Africa dove sta seguendo il processo per l’uccisione dell’ambasciatore Luca Attanasio.

Le done si confermano al primo posto della classifica dell’odio in rete secondo le analisi condotte da “Vox Diritti”. Attualmente le categorie maggiormente interessate dal fenomeno sono:

  • Donne
  • LGBTQI+;
  • Ebrei;
  • Persone con background migratorio;
  • Disabili;
  • Islamici.

I social media fanno da amplificatore della violenza e dell’odio; inoltre, è stato possibile verificare come le shitstorm non rimangano all’interno della sfera digitale, ma possono avere delle ripercussioni nella vita reale, sotto forma di minacce, pedinamenti, precise descrizioni dell’appartamento in cui la vittima vive. Questo rende estremamente difficoltoso per le interessate continuare a fare serenamente il proprio lavoro. Alcune testate giornalistiche invitano le giornaliste attaccate ad astenersi dal trattare il tema per un po’ di tempo, altre hanno deciso di non postare più alcuni contenuti sulle pagine social al fine di limitare l’hate speech, altre ancora si sono viste costrette a chiudere temporaneamente la propria pagina social.

Alcune politiche di intervento e di prevenzione sono state considerate:

  • Tematica trattata nella “Commissione straordinaria per il contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all’odio e alla violenza” del Senato, al fine di studiare, analizzare e limitare il fenomeno dell’odio online.
  • La Commissione Europea ha approvato la legge “Digital Service Act”, la quale regolamenta e definisce i contenuti illegali, tra i quali è inserito l’hate speech.
  • A livello nazionale stiamo assistendo a tentativi di abrogazione di leggi già presenti contro l’istigazione all’odio nei confronti di etnie e orientamenti religiosi e all’affossamento di disegni di legge che rendono più severo il contrasto alla discriminazione e alla violenza, come la legge Zan.

Viste le problematiche riscontrate anche da parte dei/lle giornalisti/e stesse nella trasmissione oggettiva delle notizie rigurdanti la violenza di genere, si è resa necessaria la stesura di un Manifesto che permettesse ai/lle giornalisti/e di avere alcune linee guida rispetto alla costruzione di un articolo il più fedele possibile ai fatti. Il Manifesto di Venezia è, infatti, definito tale per sottolineare la non obbligatorietà ad aderire alle linee guida, essendo concepito nella sua funzione culturale e formativa.

L’intervento dell’Avvocata e socia di me.dea, Anna Maria Chiama, ha fornito una panoramica sulle attuali tutele previste dall’ordinamento giuridico, in particolare due:

  • il reato di stalking, o “atti persecutori”. Per procedere in tal senso devono essere rispettati requisiti specific e cioè: condotte reiterate (almeno 3 episodi) di minacce tali da indurre il perseguitato in un perdurante e grave stato di ansia e paura, tale da costringere la vittima a cambiare e modificare le proprie abitudini. Pertanto, è difficile soddisfare tutti i requisiti richiesti.
  • Condivisione illecita di materiale sessualmente esplicito: può essere sanzionato e denunciato, ma non è perseguibile d’ufficio, in modo tale che la vittima possa scegliere se rivivere la situazione o meno. È possibile fare una querela di parte ed è rimettibile, cioè si può ritirare qualora si ritenesse necessario.

L’avvocata ha anche rilevato una  sempre maggiore violenza negli atti dei tribunali, con ripercussioni negative anche per gli/le avvocati/e stessi/e, che subiscono minacce, molestie, pedinamenti, commenti d’odio sui social media, shitstorm che possono determinare patologie psicologiche quali ansia e/o depressione.

Come fare bene il proprio lavoro, ingaggiando i lettori/ascoltatori, ma senza incoraggiare atteggiamenti negativi, ha provato a spiegarlo Francesco Conti, della Redazione di Radio Gold.

In chiusura di incontro, Ilaria Leccardi di Gi.U.Li.A-Giornaliste, ha presentato il progetto di ricerca proposta dall’Associazione GiULiA Piemonte, per analizzare e raccontare le rappresentazioni nei media locali del Piemonte, con focus specifici su donne, pari opportunità e disabilità. Grazie all’accordo siglato tra la Regione Piemonte e l’Università degli Studi di Torino, Dipartimento di Cultura Politica e Società, l’osservatorio nominato O.R.A. – Osservatorio Regionale Antidiscriminazione – è stato avviato.

È stata compiuta un’analisi su migliaia di articoli dei media locali, analizzando il corretto utilizzo del linguaggio, l’attenzione al genere, le eventuali discriminazioni compiute, ecc.

I risultati della ricerca saranno presentati prossimamente.

Da parte dell’Aps me.dea un grazie ai relatori, a Mimma Caligaris per l’ottimo coordinamento e a tutti coloro che hanno partecipato.

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