Venerdì 1 dicembre la Rete Antiviolenza della provincia di Alessandria si è incontrata a Palazzo Ghilini, ad Alessandria, per fare il punto sul lavoro svolto nei suoi tre anni di attività e per presentare i dati sulla violenza riferiti all’anno 2016, dati elaborati dal Centro Studi di me.dea dopo un lavoro di raccolta tra tutti i servizi della Rete (socio-sanitari, di ordine pubblico, legali, scolastici).
In provincia nel solo 2016, sono stati registrati 965 accessi, donne vittime di violenza che una o più volte si sono rivolte a uno o più istituzioni della Rete Antiviolenza. Il 12,8% di questo valore è costituito da quelli che vengono definiti pluriaccessi, accessi a più di una delle Istituzioni della Rete o più volte alla stessa Istituzione.
Di questi accessi, il 68,5% è avvenuto attraverso le strutture sanitarie, un dato che evidenzia la drammaticità della situazione in cui si trovano molte delle donne che si rivolgono ai servizi della rete.
Chi sono queste donne?
La maggior parte proviene dall’alessandrino (il 43%) e dal casalese-valenzano (18,3%). Il 10,6% è residente nell’acquese-ovadese, nel novese il 13,6%, nel tortonese il 9,2%.
Sono donne prevalente di nazionalità italiana (il 68,6%) e che hanno un’età tra i 35 e 54 anni, dato in linea con la media relativa ai “7 anni di relazione” che precedono la richiesta di aiuto. Anche tra le più giovani il fenomeno è presente (10,8% tra 18 e 24 anni) così come nella terza età (6% over 65).
Tra le donne straniere che si sono rivolte alla Rete, il 28,8% proviene da Stati membri dell’Ue (83,9% Rumene), il 23,7% dal Nord Africa (84,3% Marocchine), il 15,3% da Paesi dell’Est Europa (60,6% albanesi), il 7,9% da altri paesi africani (82% Nigeriane, nello specifico vittime di tratta), il 7% da Paesi Asiatici, il 15,3% dal Sud America (39,4% Ecuadoregne).
Analizzando il percorso nella Rete, la maggioranza di pluriaccessi è stata riscontrata tra le donne marocchine, rumene e albanesi.
Per quanto riguarda la donne di provenienza asiatica (73% cinesi) si sono rivolte tutte ai servizi sanitari.
Chi commette le violenze?
80% degli autori della violenza ha o ha avuto una relazione affettiva con la donna. Solo nell’1,6% dei casi si tratta di uno sconosciuto. Questo elemento è utile per capire come alla problematica della violenza contro le donne si aggiunge anche l’allarme sociale per le conseguenze subìte dai figli che assistono ai maltrattamenti. Nel 2016 sono stati 162 i minori che hanno assistito a violenze intrafamigliari.
Un dato significativo consiste nel fatto che le vittime di violenza che si rivolgono ai servizi della Rete non dichiarano chi sia l’autore della violenza: è dai referti e dai pluriaccessi che si risale a lui.
La forma di violenza più frequentemente denunciata nella Rete è quella fisica, dato che deriva dal massiccio ricorso alle strutture sanitarie. Spesso il medico referta, comunque, anche stati di ansia e agitazione.
La violenza, poi, difficilmente si manifesta in una sola delle sue forme. Accanto a quella fisica, c’è inevitabilmente quella psicologica. Da qui un ulteriore dato: il 76,5% di donne subisce più forme di violenza.