Pubblichiamo il contributo di una nostra socia sulla vicenda DDL Zan.

Effettivamente alla fine è proprio così: bisogna avere paura di chi odia e non di chi ama.

Leggo da ieri commenti di ogni tipo al termine della votazione tenutesi in Senato rispetto al ddl Zan ed in base ai social che seguo e che ovviamente mi rispecchiano, non riesco bene a capacitarmi di come sia possibile che in un Paese come questo si abbia così paura di lasciare fluire la bellezza di fronte ad una società complessa e stressata.

Sì proprio la bellezza, quella cosa che ti fa sorridere e riempie il cuore quando si guardano le persone che si aiutano, si fermano, si interessano l’una verso l’altra , un essere umano verso un altro.

Condivido queste parole non mie:

“un diritto negato a un’altra persona è un pezzo di senso in meno per tutta la comunità; non accorgersene è da irresponsabili.
Negare i diritti previsti dall’ex ddl Zan è una forma di violenza sociale. Tutelare una serie di categorie di persone significa agire per il bene comune. Impegnarsi per tutelare e gioire per aver avuto successo nell’impresa non rivela soltanto il disinteresse verso gli altri, ma anche l’incapacità di accorgersi di starsi facendo del male da soli “.  (Tlon, 28/10/2021)

Qualcuno potrebbe dire che il ddl Zan ha il limite di non attribuire nessun diritto, quindi è errato sostenere che sia stato negato un diritto.

Ma forse sarebbe stata l’occasione di sancire il diritto ad essere rispettati, non insultati, non discriminati e ad essere visti. Uno dei motivi per cui è stato bloccato è dovuta alle ragioni di sensibilizzazione che avrebbe comportato.

In un mondo perfetto non ce ne sarebbe la necessità, ma la cronaca non ci viene incontro, le troppe storie di persone che si trascinano per tutta la vita un carico di dolore troppo grande da sopportare sono sotto gli occhi di tutti.
L’unica cosa che penso sia effettivamente errata, ma alla fine diventa l’unico strumento possibile è l’utilizzo del diritto penale per educare al rispetto.
Purtroppo chi non è stato educato all’inclusione non cambierà perché esiste una legge che glielo impone, ma intanto sarebbe stato un segnale forte per le future generazioni.

Da una parte è un’illusione pensare di avere una società più giusta solo perché ci sono norme penali severe, però comunque il mondo va da una parte ed il nostro Parlamento va dall’altra.

Semplicemente c’è chi continua a voler spargere odio e discriminazione per raccattare i voti di chi a casa propria insegna che l’odio è potere.

Quei senatori applaudono la morte del diritto, applaudono al loro tornaconto personale, applaudono ad un atto di tradimento verso tutti i cittadini italiani (indipendentemente dall’orientamento sessuale) e al loro squallido modo di concepire la vita fatta di calcoli di convenienza.
Imparare un nuovo modo di comportarsi ed essere non è poi così difficile: ascoltare, riflettere, discutere,  fare proprie alcune posizioni e percorrere nuove strade, cambiare insomma.

Ignoranza, frustrazione, violenza e miseria umana; sì abbiamo assistito a volgari cori da stadio all’interno di uno dei luoghi più alti del nostro “Bel Paese”.

Maura

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